Il viandante solitario

Il viandante solitario

Chi ama camminare rimane piacevolmente attratto da quelli incontri che trova anche fuori dai sentieri, per esempio nella letteratura.

Leggendo il famoso romanzo di Virginia Woolf ‘La signora Dalloway ‘, ho riconosciuto in due paginette frasi che richiamano un pellegrino che le legge a supporre che si parli di lui e di qualcosa che lui ha vissuto.

Questo è l’inizio del brano:

Il viandante solitario che batte i sentieri, disturba le felci e devasta le grandi piante di cicuta….

La frase attira l’attenzione.

Questo libro è già particolare e richiama un piacevole impegno per seguire il racconto.

La narrazione viene portata avanti con un metodo nuovo rispetto ai romanzi precedenti, la successione di fatti è semplice ma si svolge sul profilo dell’interiorità dei personaggi che diventa il fondamento di tutta la storia. Per questo, l’autrice viene anche considerata sotto lo stesso profilo dello scrittore inglese James Joyce è infatti in questo romanzo come nell’Ulisse tutta la storia si svolge in una sola giornata.

La protagonista è una signora inglese di mezza età con la quale facciamo conoscenza mentre sta organizzando una festa che si terrà nella sua casa la sera stessa.  Nelle normali fasi di questo impegno si alternano e si intrecciano momenti di ricordi e flash back sui tempi passati, sulla giovinezza, sugli amori, così che vengono inseriti personaggi il cui profilo diventa già caratterizzato.

Fra questi c’è Peter Walsh, l’amico di gioventù di Clarissa Dalloway, il corteggiatore deluso, che proprio quella mattina, è ritornato dall’India, e va a trovarla.

L’incontro si rivela troppo ricco di emozioni e Peter, dopo aver lasciato l’amica si rifugia in una passeggiata nel parco, dove cammina, cerca, tenta qualcosa, infine si siede su una panchina e …

 cominciò a russare.

Quindi il brano che segue e che potrebbe incuriosire un pellegrino, non riguarda un cammino e nemmeno di un viaggio ma è il sogno di Peter.

Sappiamo tutti che nei sogni vengono riprese situazioni e ricordi del passato in contesti cambiati e relazioni diverse, e senza volerci riferire a Freud, può bastare la frase che ripetevano i nostri nonni: immagini del dì false e corrotte dal buio della notte.

Qui Tom è su una panchina del parco, in pieno giorno e fa un sogno e il racconto che la scrittrice ci offre del sogno certo vuole sottintendere particolari del carattere del personaggio, ma al di là di ciò, chiari ed evidenti mostrano stati d’animo tipici dell’esperienza di un pellegrino

Il racconto del viandante solitario dice:

 Pur ateo con convinzione, è colto di sorpresa da istanti di esaltazione straordinaria. Nulla esiste fuori di noi, se non uno stato mentale, egli pensa; un desiderio di conforto, di liberazione…

Esperienza che apre a sensazioni e riflessioni

… visioni che senza posa fluttuano tengono il passo, affrontano le cose reali, spesso assalendo il solitario viandante, rubandogli il senso della terra, il desiderio di tornare, e dandogli in sostituzione una pace generica, come se (così egli pensa, avanzando nel folto della foresta) tutta questa febbre di vita non fosse che la semplicità stessa; e miriadi di cose potessero fondersi in una sola

E fra queste riflessioni, il viandante o pellegrino che sia, a seconda del progetto interiore di chi si è messo in cammino (la Woolf nella sua lingua lo scrive come the solitary traveller), entra anche quella del pensiero sulla fase del ritorno

Così potessi io non tornare più alla lampada, egli pensa, al salotto; non terminare più il mio libro, e mai più vuotare la mia pipa

Momento topico e sacro che ha indirizzato la vita di tanti pellegrini, come quelli che durante o alla fine i un cammino non sono più tornati alla loro vita precedente, per trasformarsi in eremiti, creatori di ordini religiosi, fondatori di chiese fino a santi di futura devozione.

 Lasciatemi piuttosto correre diritto verso quella grande figura che con un cenno del capo mi farà salire sulle sue stelle filanti, e dileguarmi nel nulla.

forma guizzante fuori dalle onde per elargire dalle mani generose, pietà, comprensione, perdono.

Ma camminando si modifica anche il modo di guardare il mondo circostante

…mentre il viaggiatore solitario avanza lungo la strada del villaggio dove le donne lavorano a maglia e gli uomini zappano il giardino, la notte si fa sinistra; le figure immobili, come se un nobile destino, a loro noto, atteso senza paura, stesse per trascinarli nella più assoluta distruzione.

E vedere il ritorno a casa a confronto con l’esperienza vissuta

In casa, tra le cose di tutti i giorni, la credenza, il tavolo, il davanzale coi gerani, improvvisamente il profilo della padrona, che si china a togliere la tovaglia, si ammorbidisce alla luce, emblema dorato che soltanto il ricordo della freddezza dei contatti umani ci impedisce di abbracciare. Prende la marmellata d’arancia, e la chiude nella credenza.

“Non vi occorre altro, signore?”

Ma a chi risponderà il viandante solitario?

A questo punto Peter si sveglia, e il sogno finisce.

Virgina Woolf è stata una scrittrice che solo negli anni 70 comincia ad essere apprezzata e valutata per suo grande talento, da allora sarà molto amata, studiata e divulgata. Però, nelle conferenze e nei dibattiti il sogno del viaggiatore solitario è poco presente e appena appena considerato.

Da questo romanzo è stata fatta una versione cinematografica di cui il regista è Marleen Gorris.  Il film del 1997 è di genere drammatico sentimentale interpretat0 dalla bravissima Vanessa Fedgrave. Anche in questa narrazione il sogno di Peter è presentato semplicemente come un ricordo degli incontri giovanili.