Poesia

CALLIMACO

Perché quando in principio la tavoletta posai

sulle ginocchia, così a me disse Apollo Licio:

“(…) cantore [amatissimo], quanto più pingue la vittima

[alleva],ma, o amico, la Musa sottile.

 [Ed inoltre] anche questo [ti] ordino: dove non passano i carri pesanti

Là cammina. Che non dietro le impronte degli altri

[tu spinga il tuo cocchio,] né per via larga, ma per sentieri

[non calpestat]i, pur se guiderai per strada più angusta”.

[A lui ho ubbidito]: tra quelli cantiamo che il suono acuto

[della cicala] amano e non degli asini il grido.

 Attia Libro 1 versi 22-30

CATULLO

Lugete, o Veneres Cupidinesque,
et quantum est hominum venustiorum.
Passer mortuus est meae puellae,
passer, deliciae meae puellae,
quem plus illa oculis suis amabat;
nam mellitus erat suamque norat
ipsam tam bene quam puella matrem,
nec sese a gremio illius movebat,
sed circumsiliens modo huc modo illuc
ad solam dominam usque pipiabat.
Qui nunc it per iter tenebricosum
illuc, unde negant redire quemquam.
At vobis male sit, malae tenebrae
Orci, quae omnia bella devoratis;
tam bellum mihi passerem abstulistis.
O factum male! O miselle passer!
Tua nunc opera meae puellae
flendo turgiduli rubent ocelli.

E voi piangete, Veneri ed Amori,

e voi che più avete gentilezza,

morto è il passero della mia fanciulla,

da lei amato più degli occhi suoi

tanto era dolce: la riconosceva

come una figlia piccola la madre

e mai s’allontanava dal suo grembo,

ed a piccoli salti qua e là intorno

verso lei sola sempre pigolava.

E ora va per la strada buia, laggiù,

di dove, dicono, non torni alcuno.

Maledette, voi malefiche tenebre

Dell’orco che divorate le cose

Piu belle: mi avete portato via

un passero bellissimo: che perfida

crudeltà! O povero piccolo passero!

E per te gli occhi della mia fanciulla

Si gonfiano e s’arrossano di pianto.

     Trad. Salvatore Quasimodo

«Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi.
Superior stabat lupus, longeque inferior agnus.
Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit:
“Cur – inquit – turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?”
Laniger contra timens:
“Qui possum – quaeso – facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor.”
Repulsus ille veritatis viribus:
“Ante hos sex menses male – ait – dixisti mihi”.
Respondit agnus:
“Equidem natus non eram!”
“Pater, hercle, tuus – ille inquit – male dixit mihi!”
Atque ita correptum lacerat iniusta nece.
Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt.

«Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello.
Il lupo stava più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello.
Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.
“Perché – disse – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?
E l’agnello, tremando:
“Come posso – chiedo – fare quello di cui ti sei lamentato, o lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!”
Quello, respinto dalla forza della verità:
“Sei mesi fa – aggiunse – hai parlato male di me!”
Rispose l’agnello:
“Ma veramente… non ero ancora nato!”
“Per Ercole! Tuo padre – disse il lupo – ha parlato male di me!”
E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.
Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.»

LEONIDA DA TARANTO

Taranto  320 o 330 a.C. – Alessandria d’Egitto  260 a.C.

frammento epigramma di Leonida

Epigramma n° VII 295

Qui è il vecchissimo Theris che viveva

Della facile pesca con le nasse,

Nuotava più dello smergo, era ladro

di pesci, gettava reti, scopriva

le grotte e navigava su una barca

di pochi remi. Non l’uccise il vento

dell’equinozio di Arturo

né un ‘improvvisa tempesta

soffiò via le molte decine di anni:

è morto nella capanna di paglia

come un lume che si spegne da solo

dopo una lunga durata. La tomba

non fu alzata dalla moglie o dai figli,

ma da tutti i compagni pescatori.

Traduzione di Salvatore Quasimodo

Un grande poeta romantico che trovò nella poesia un mondo parallelo nel quali dimenticare il peso degli obblighi.

Se vi spaventa il maestro,
consigliatevi con la natura A Diotima

Vita, Bellezza – e come i fragili fiori all’inverno

fiorisci sola, chiusa in un mondo invecchiato.

Aneli all’alto, all’amore, al sole, alla calda luce

di primavera: vi cerchi la giovinezza del mondo.

Il tuo sole, il tuo tempo migliore è passato.

e nella notte gelida urlano gli uragani

EZIO BOSSO

IO LI CONOSCO I DOMANI CHE NON ARRIVANO MAI

Io li conosco i domani che non arrivano mai
Conosco la stanza stretta
E la luce che manca da cercare dentro

Io li conosco i giorni che passano uguali
Fatti di sonno e dolore e sonno
per dimenticare il dolore

Conosco la paura di quei domani lontani
Che sembra il binocolo non basti

Ma questi giorni sono quelli per ricordare
Le cose belle fatte
Le fortune vissute
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci

Questi sono i giorni per ricordare
Per correggere e giocare
Sì, giocare a immaginare domani

Perché il domani quello col sole vero arriva
E dovremo immaginarlo migliore
Per costruirlo

Perché domani non dovremo ricostruire
Ma costruire e costruendo sognare

Perché rinascere vuole dire costruire
Insieme uno per uno

Adesso però state a casa pensando a domani

E costruire è bellissimo
Il gioco più bello
Cominciamo…

I PELLEGRINI

Davanti a campi e templi,

davanti a chiese e bar,

davanti a lussuosi cimiteri,

davanti a grandi bazar,

alla pace e al dolore davanti,

davanti alla Mecca e a Roma,

bruciati dal sole azzurrino,

passavano nel mondo

i pellegrini.

IOSIF BRODSKIJ

Una delle poesie più celebri del primo periodo del poeta

ECHI

come il silenzio nella valle

prima che le montagne rimandino indietro

la tua stessa voce trasformata

nella voce della natura

LOUISE GLUCK ( 1943 – 2023 )

premio Nobel 2020

IL CAMMINO DELLA LUNA

di Giacomo Leopardi

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,

silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai,

contemplando i deserti; indi ti posi.

Ancor non sei tu paga

Di riandare i sempiterni calli?

 Canto notturno XXIII