San Baronto

Nel VII secolo sul versante del Montalbano che guardava verso il mare, verso il Monte Pisano forse c’era solamente la vita dei boschi, forse un luogo che poteva attirare solo degli eremiti. Così infatti si dice per tradizione che in quel luogo vi arrivarono dalla Francia tre monaci dell’ordine benedettino, che dopo essere andati in pellegrinaggio a Roma, sulla via del ritorno presero la decisione di ritirarsi ad una vita contemplativa. Si costruirono una capanna ciascuno e, secondo la tradizione orale, per quanto fossero distanti diversi chilometri ,si passavano gli strumenti necessarie per la costruzione. Ancora secondo i racconti dei devoti Baronto trovò una sorgente e questa fu oltre alla fede naturalmente proprio il fondamento del futuro di quello che è attualmente il paese cha porta il suo nome, San Baronto. Dalla capanna ad una piccola cappella, da qualche curioso ad una fama di santità, si arrivò alla formazione di un piccolo convento ed il luogo divenne un richiamo di fedeli fino a creare una piccola comunità. A Baronto si era unito Desiderio ( i nomi dei due santi sono registrati nel Martirologio romano al 25 marzo ACTA SANCTORAM MARTII, p 567. come Pistorii in Tuscia, sanctorum confessorum Barontii et Desiderii) Le figure carismatiche dei due santi rimasero vive e presenti per la popolazione delle vicinanze anche dopo la morte avvenuta alla fine del secolo. Il vescovo di Pistoia Rastaldo nell’anno 1018 volle dare una giusta collocazione alle salme dei due eremiti, e fece costruire una vera e propria chiesa con una cripta dove furono riportate e ricomposte le salme dei due fondatori di quello che era diventato un vero monastero. Confermato da una pergamena del 1095 e custodito da cenobiti benedettini, il monastero divenne il centro di una comunità che divenne sempre più importante sia per il fervore della devozione al luogo che attirava il cammino di pellegrini che per l’insediamento di una comunità attiva dal punto di vista economico e sociale. Il livello di prosperità durò fino al XIV secolo, come si rileva dalle RATIONES DECIMARUM ITALIAE, TUSCA I che attribuiscono alla Badia di san Baronto l’importante decima di quaranta lire. secondo la regola benedettina, già ratificata nel concilio di Aquisgrana dell’816, intorno alle canoniche regolari ed alle pievi dovevano essere presenti degli ospitali che si impegnavano nell’attività di accoglienza gratuita e quindi anche a San Baronto si creò un ospitale per pellegrini. Si può supporre che l’edificio amministrato dal Comune di Pistoia fosse ubicato nella attuale frazione del paese che porta tuttora il nome di alberghi. l’ospitale nel 1393 venne trasferito in una località poco distante, con lo scopo di poter essere utile anche per la manutenzione delle strada” de S. Barunto”; infatti tale posizione presenta per il transito una maggiore agibilità della precedente. A questo ospitale venne dato il nome di san Paolo a Papiano o san Paolo alle Croci ed era retto da un ospitalario nominato dagli uomini del comune di Lamporecchio. esso poteva sostenere l’accoglienza contando sulla rendita dei prodotti del luogo come il grano e l’ottimo vino e olio, e si componeva di due locali dei quali uno era utilizzato dal custode e l’altro offriva l’accoglienza ai pellegrini fino ad un periodo di tre giorni. La nuova posizione dell’ospitale offriva inoltre un maggiore raggio di assistenza in quanto si trovava nelle vicinanze di un crocevia per l’attraversamento del Montalbano anche nella direzione di Firenze. poco lontano, sulla sommità del monte due secoli prima Sant’Alluccio aveva fondato un altro ospitale a sua volta orientato verso Quarrata. Dal 1400 la presenza degli ordini religiosi diminuisce il suo ruolo nello spessore sociale dei paesi, questo avviene soprattutto quando la gestione dei beni non può più essere condotta dal monastero per mancanza di monaci e passa a superiori estranei alla vita del luogo. così anche l’Abbazia di San Baronto ebbe la sorte di essere affidata, prima come commenda e poi aggregata alla Badia fiorentina, rimanendo in vita con questo rapporto fino al 1566. del monastero si perdono le tracce, ma l’attività locale rimane presente e dal 1732 la chiesa di San Baronto acquista la funzione di parroccchia del paese che ha preso il suo nome

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