Il Codice Rustici

Il Codice Rustici

pubblicato su CRONACA FRANCIGENA  luglio 2008

È un orafo fiorentino del XV secolo, Marco di Bartolomeo Rustici, che ci ha lasciato una preziosa documentazione, oggi conservata nel Seminario Arcivescovile Maggiore di Cestello a Firenze, detta Codice Rustici.

Il titolo esatto del manoscritto è: ‘Dimostrazione dell’andata al Santo Sepolcro’, racconto veramente straordinario quindi, ma il codice contiene molto di più di quello che si può presumere dal titolo.

Si parla in primo luogo di Firenze e del suo territorio; l’autore parla dei personaggi più illustri del suo tempo, descrive le chiese, gli ospedali ed i monasteri della città, completando il testo con dei disegni acquerellati, interessanti punti di riferimento nella storia delle chiese fiorentine. Della basilica della Santissima Annunziata, che al tempo si chiamava Santa Maria dei Servi, del Bigallo, di San Lorenzo, di Santa Maria del Fiore, della Badia Fiorentina, per ben oltre 37 chiese dentro la cerchia delle mura, e di altre al di fuori, possiamo sapere come erano all’epoca del Rustici attraverso le sue raffigurazioni nei delicatissimi acquarelli generosi di particolari. Ma altri valori sono presenti nella sua opera. La devozione religiosa che l’autore dimostra con il suo viaggio a Gerusalemme è sostenuta anche dall’ interesse culturale che emerge nel racconto con digressioni filosofiche, citazioni che partono da Aristotele e che si diramano nel campo della medicina, nella storia laica e religiosa e nelle argomentazioni che sono offerte dalla situazione del viaggio.

La descrizione della città di Firenze si trova nel primo libro e si presenta come un atto d’amore che apre al desiderio di una conquista spirituale più profonda. Alle varie porte della città il Rustici dedica simbolicamente dei personaggi illustri: Dante a Porta San Gallo, Petrarca alla porta San Niccolò, Boccaccio alla Porta San Frediano e così via in uno spazio di 169 capitoli e 80 carte. Nel secondo libro, di 63 capitoli e 83 carte, l’argomento tratta del viaggio per raggiungere Gerusalemme. L’autore lo intraprende assieme a Maestro Leale dei Servi di Maria della Santissima Annunziata e dell’altro fiorentino Antonio di Bartolomeo dei Ridolfi, intorno all’ anno 1441.

Il viaggio parte da Firenze lungo il corso dell’Arno, per la via Pisana, passa Montelupo, la Val di Pesa per imbarcarsi a Porto Pisano in una di quelle galee organizzate per rotte le commerciali. I tre pellegrini non arrivano in tempo alla partenza fissata e sono costretti a raggiungere Genova, via terra. Così sappiamo che transitano per Camaiore, Pietrasanta, Avenza e Sarzana, notizia interessante per la storia della frequentazione della Via Francigena.

Da Genova la rotta della imbarcazione costeggia la penisola italiana fino allo stretto di Messina, per poi dirigersi verso oriente, attraversa l’Adriatico, tocca le coste della Grecia, il Mar Egeo e Cipro. È piuttosto chiara l’intenzione dell’autore di non preoccuparsi di lasciare una indicazione delle tappe da seguire, piuttosto si dedica alla descrizione dei luoghi che incontra ed alle esperienze che il viaggio offre. Particolari interessanti sono annotati nei confronti dei musulmani, dei loro costumi nonché riflessioni sulla loro religione.

Nel terzo libro, di 73 capitoli e 120 carte, il racconto continua, ripartendo dal porto di Famagosta per costeggiare l’Africa, fino all’ Egitto e fino al Porto di Tenesi sul Delta del Nilo. Arrivati al Cairo i nostri pellegrini proseguono in carovana con i cammelli e raggiungono il Monte Sinai e il Monastero di Santa Caterina del Sinai a onorare quella fortezza costruita ai tempi dell’Imperatore Giustiniano, alto luogo di vita spirituale e monastica che allora come adesso rimane una importante meta di pellegrinaggio. Qui i nostri pellegrini fanno una sosta di ben quattordici giorni. Ripartono con una carovana di cammelli fino a Gazara, da dove con il supporto degli asini raggiungono finalmente Gerusalemme.

La descrizione della città santa è ricca di particolari ed è facile cogliere la sensibilità dell’uomo di fede ma anche il tocco dell’artista. Le impressioni sono raccolte con facilità poiché, per non pagare ai Saracini l’esosa cifra richiesta per entrare al Santo Sepolcro, i tre fiorentini si trattengono fino alla Settimana Santa per usufruire l’opportunità dell’ingresso gratuito alla basilica di quei giorni. Attraverseranno poi la Samaria e la Galilea per conoscere Beirut e Damasco.

Il racconto è quasi sempre affiancato da disegni e da illustrazioni di piccole scene come la descrizione di piante vegetali e animali di uso domestico osservati durante il viaggio, che oltre a soddisfare il desiderio narrativo, aumentano il valore dell’opera.

Non ci sono indicazioni sul viaggio di ritorno. Ad un elogio a Firenze sono dedicate le ultime righe di questo ricchissimo racconto, quasi voler coronare l’esperienza importante con il piacere del ritorno in un luogo di altrettanto valore.

Dell’arte orafa del Rustici non sono pervenute notizie particolari; sappiamo che eseguì molti lavori per i frati della Santissima Annunziata e che l’ultima sua opera furono quattro candelieri di rame dorato per la chiesa del Monastero di Santa Felicita.

La chiesa di San Lorenzo accoglie la sua tomba. Per noi fiorentini e pellegrini, la presenza nella città di un’opera così importante ci rende nella contentezza fiduciosi che presto ne possa essere diffusa la sua attesa pubblicazione.

La dottoressa Elena Guerrieri, responsabile della Biblioteca archivio del Seminario Arcivescovile di Firenze, che ringrazio per la consulenza, ci informa che è in corso di allestimento la edizione in fac-simile dell’opera con apparati critici.

aggiornamento

L’edizione fac-simile del Codice Rustici è stata pubblicata dalla casa editrice Olschki.