Cronaca di una ricerca

Alla ricerca del Cathach nei musei di Dublino

Avendo avuto il privilegio di riscoprire, come pellegrina, la Via degli Abati, quella strada che dal monastero di Bobbio fondato da San Colombano nel 614, consentiva ai monaci di mantenere i contatti con Roma, non potevo, nel mio viaggio in Irlanda, trascurare l’opportunità di dedicare un po’ di tempo del mio soggiorno alla ricerca di qualche testimonianza del santo essendo arrivata proprio nella sua patria.

Avevo a questo proposito portato con me una annotazione tratta da un testo sul monachesimo, e quindi sarei andata alla ricerca di un libro il ‘Cathach‘, un manoscritto di salmi in latino attribuito proprio a San Colombano e di una particolare miniatura, incipit della frase di un salmo.

Alla prima ricerca le informazioni che riesco a raccogliere sono poco confortanti. Infatti, mi viene suggerito di correggere la mia richiesta, e mi dicono che si chiama ‘The Book of Kells‘ il preziosissimo testo per il quale ogni giorno si forma una lunga fila di visitatori presso il Trinity College a Dublino, libro di provenienza dallo scriptorium del monastero fondato a Iona nel 561 da San Colomba.

Il nome del monaco e le date sono compatibili, ma quello del testo sembra troppo diverso!

E infatti ne ho la conferma alla visita al Museo perché quel volume è una copia dei quattro vangeli basata sulla edizione “Vulgata“ completata da San Girolamo nel 384 e non quella raccolta di salmi che cercavo.

La mostra dedicata al libro è interessante e molto curata con grandi pannelli divulgativi; una fila di turisti può sostare qualche minuto di fronte alla bacheca di vetro dove il libro è conservato e aperto su due pagine che mostrano le ricche le decorazioni e i disegni interlineari, ma certamente quello non è il Cathach. Inoltre, sulla data e sulla attribuzione ci sono alcune citazioni discordanti.

Inutile proseguire la ricerca alla National Library; in quel momento si svolge una mostra sul poeta Yeath che prende tutta l’attenzione della persona che ero riuscita a contattare per una piccola collaborazione. E da sola, con la mia limitata conoscenza della lingua, non era il caso di dimostrare ambizioni.

E poi il mio riferimento parlava di una biblioteca che doveva trovarsi presso la Accademia Reale di Dublino che nessuno sapeva indicarmi. Pensavo già di avere preso quell’ abbaglio che a volte, per il troppo entusiasmo, mi fa vedere nelle mie ricerche quello che non c’è. Ma la biblioteca della Accademia Reale di Dublino esiste, si trova in Dawson street al n. 19. Era necessario farla precedere dalla parola Irish, pronunciarla in modo corretto, e mi sarebbe stata indicata da tutti senza dover ricorrere all’aiuto di una assistente turistica italiana (gentilissima!).

Eccomi quindi al n. 19 di Dawson street; ma proprio nel momento in cui si apre la strada alla mia ricerca vengo presa da una certo imbarazzo. L’entrata dell’edificio è elegante e mostra tutto il suo prestigio e all’ingresso vengo ammessa e seguita uno sguardo rispettoso di impiegati in abito scuro. Io sono vestita da trekking e mi servo di uno zaino (nel pomeriggio è in programma una escursione al paese di Kildare per visitare la cattedrale dedicata a Santa Brigida), ma appena ho pronunciato la parola ’Cathach’ il disagio si è dissolto.

In realtà non ho pronunciato il nome del libro; di fronte all’impiegato ho aperto lo zaino, ho tolto l’agenda e ho scritto a grandi lettere il nome: non volevo rischiare tutto con una cattiva pronuncia!

Da quel momento sono stata considerata come un’ospite, una amica che era presentata da amici in comune. Passata dalla guida di una persona ad un’ altra, sempre non capendo una parola, sono stata condotta di fronte ad una bacheca di vetro nascosta da un panno di pelle. Posso ammirare un antico e prezioso libro, ma non mi interessa perché non è ciò che cercavo; è datato VIII secolo e San Colombano è morto nel 615.

Forse era stata sottoposta come a un test di controllo, o forse più semplicemente mi è stato presentato un altro dei loro tesori, comunque sono subito invitata nella stanza successiva dove mi aspettava la vera bacheca con il vero libro.

Intorno c’erano dei grandi pannelli di presentazione, forse preparati per una conferenza, da quelli ho poi copiato qualche notizia, e nel mezzo dentro la sua bacheca, difeso dal vetro, il libro, il CATHACH, aperto proprio sul disegno che conoscevo e che volevo trovare.

Mi hanno lasciata sola nel rispetto della mia ricerca. Ero molto emozionata e ho dovuto fare un certo sforzo per mantenere la concentrazione. Mi sono ricordata che quel piccolo disegno ha anche il merito di essere uno dei primi esempi di quelle decorazioni che si sono poi sviluppate nel preziosismo dei ‘Codici Miniati‘.

Intanto mi viene indicato che nell’altra sala mi aspettava un testo, una pubblicazione della stessa Accademia, già aperto sulla presentazione di questo loro prezioso tesoro. La poltroncina di velluto rosso che mi attendeva non aveva il cuscino, ma un cuscino di lino bianco era sul tavolo dove era stato appoggiato il libro. Perché lì, in quella biblioteca i libri importanti si posano su un cuscino, da noi, anche nelle migliori biblioteche, al massimo troviamo un leggio!

Lettura interessante, situazione emozionante, e le mie annotazioni trovavano conferma! Inoltre, in presenza di tanta grazia avveniva anche un miracolo: delle quattro pagine lette, ancora ne sono sorpresa, comprendevo tutto! Ho capito tutto! infatti nonostante il mio compiacimento, l’emozione e la soddisfazione di essere arrivata a quel punto, non ho potuto evitare di constatare, accettare ed ammettere che l’autore del Cathach non è il nostro San Colombano.

E’ invece San Columba di Iona, chiamato anche Colum Cille, nato a Gartan il 7 dicembre 521 , morto a Iona il 9 Giugno 597 mentre il nostro San Colombano nacque intorno al 543 a Natan nella provincia di Leinster e concluse la sua vita a Bobbio nel 615. Stessi nomi, stessa epoca, forse il primo è stato maestro del secondo, stesso spessore e intorno alla loro storia è presente anche il nome di Iona, per uno un’isola dove fondò un monastero, per l’altro Giona, il suo biografo.

Ma nessuna ricerca è vana, qualsiasi risultato è come una vittoria, qui due santi si sono confusi insieme per regalarmi una bella emozione.