Il pellegrino col secchio

Ricordo un suono che sembrava un belato, un belato debole e quasi disperato che arrivava dal lato sinistro della strada. Ed era una pecora piccola piccola all’inizio del campo che sembrava deserto e intorno non si vedevano greggi, eccetto qualcosa si poteva supporre su una collinetta piuttosto lontana. Henry senza neppure togliersi lo zaino si adopera per cercare di indirizzare la piccola verso quella direzione ma lei si spaventa, si sposta appena ci avviciniamo, ma continua a belare. Un richiamo struggente, un potevamo lasciarla e continuare il nostro cammino indifferenti.

Siamo in quattro e ci facciamo in quattro, studiamo piccole strategie, movimenti da diversi lati ma alla fine rinunciamo alla impresa di salvataggio e riprendiamo il nostro cammino non certo con animo allegro.

Dopo un breve tratto di strada vediamo che vicino ad un pozzo un uomo si stava approvvigionando dell’acqua per dare poi con un secchio da bere ai suoi tre compagni di viaggio, due asini ed un cane. Lo salutiamo e gli diciamo del nostro disagio di non aver potuto aiutare la piccola pecora. Anche lui l’aveva vista e sentita e ci tranquillizza confidando che verso sera i suoni si sentono meglio e la mamma più attenta per il sopraggiungere del buio, di sicuro andrà a riprenderla. Ci lasciamo rassicurare da uno che si presentava più esperto e più forte di noi.

Così il nostro interesse si sposta su di lui, ma non osiamo chiedere. Elena nota che aveva uno zaino e che poteva essere un pellegrino. Lo ritroviamo il mattino dopo, sul tratto della tappa successiva del nostro cammino, in uno campetto mentre sta smontando una piccola tenda da campeggio sempre in compagnia dei suoi due asini e del cagnolino.
Lo salutiamo e i nostri rapporti diventano più stretti, ci raccontiamo a vicenda i nostri progetti perché anche lui è un pellegrino diretto a Santiago di Compostela.

Che progetto il suo! Non dico che avrei voluto invidiarlo ma certo ho sentito di avere una grande considerazione soprattutto perché ci presentava quello che voleva fare con grande semplicità!

Qui i saluti si sono fatti più calorosi e ognuno ha continuato la sua strada con il proprio impegno. Il giorno dopo quando eravamo giunti nella bellissima città di Caceres  che era nel pieno di una giornata di festa non potevo togliermi dalla mente il pensiero di quel particolare gruppetto, e confidando in cuor mio nella presenza di un percorso alternativo che sicuramente l’uomo aveva studiato.

Passano due giorni e percorriamo due tappe per arrivare all’Embalse di Alcantara. Per risparmiare un po’ di strada prendiamo una deviazione che è segnalata nella guida, ma altro che risparmio, il sentiero si presenta difficile, non ci sono più segnali e ci perdiamo fino ad arrivare con fatica in uno spiazzo recintato da filo spinato. Riusciamo a superarlo e riprendiamo la strada quando quasi colti in castagna vediamo il nostro amico con i suoi due asini e il cagnolino che ci viene incontro dalla direzione opposta.

Ancora non sicuri per la deviazione fatta ci viene il sospetto di aver perso l’orientamento e quasi ci vergogniamo ma l’amico ci rassicura che il percorso è giusto e che più avanti troveremo un punto in cui si deve attraversare una strada principale per accedere ad un lungo ponte che dobbiamo percorrere per la nostra meta.

Dice che l’attraversamento è pericoloso, perché c’è molto traffico e le macchine vanno a forte velocità e che gli asini si sono impauriti. Ha provato e riprovato e insistito ma i tentativi e le sollecitazioni sono stati inutili, gli asini non hanno voluto attraversare la strada.

L’amico torna a casa. Non c’è altra strada. Non sappiamo che dire. Rimaniamo fermi in silenzio per qualche attimo, poi Elena chiede se può fare una fotografia al suo gruppo. Gli asini tengono le orecchie molto basse, ma forse era solo la nostra impressione solo la mia impressione!

Diana chiede se può dare un biscotto all’asino e poi ne dà uno anche all’altro. L’amico chiede: “e a me? “Un biscotto anche a lui!  Lei non aveva osato. Poi ciao e basta.  

Non l’abbiamo più incontrato ma siamo certi che a Santiago lui ci sia arrivato. Oggi abbiamo le foto. Sono carine e gliele manderemo.

torna a viandanti