Ho letto

Ho letto abbastanza e continuo a farlo in modo che rimanga di tale importanza. Leggere è uno dei tanti piaceri che ho vissuto, come sono stati piaceri il pensare, il parlare, l’ascoltare, il guardare, il gestire, il camminare, il creare, il gustare, tutti in concorso a dare un profitto degno da bilanciare gli inevitabili lati negativi della vita.

Scelta delle letture

Un tempo leggevo solo i libri che ero sicura mi piacessero, poi mi resi conto che le preferenze erano anche il mio limite. Nel tempo ho ampliato le mie scelte e così anche le mie soddisfazioni sono aumentate.

Anche per la lettura, come per tutte le attività, è auspicabile avere un atteggiamento di apertura e prendere in considerazione anche ciò che istintivamente non ci attira. Si possono avere bellissime sorprese! Quando poi si trova un ambito particolarmente gratificante, perché non formarsi una esperienza specifica?

È stato detto da diversi pensatori ‘il libro è uno solo’ e mi sento di condividere questa affermazione, ma perché possa veramente comprenderla, occorre che io ne legga ancora molti.

Ricordare

Ricordare tutti i libri che ho letto è quasi impossibile. Di molti finisco per ricordare appena il nome e l’autore, altri addirittura completamente dimenticati. Sul ricordo influisce non solo il numero degli anni passati, e l’età ma anche il modo, il momento e l’interesse che ha accompagnato la lettura. Qualche libro ho voluto leggerlo di nuovo per piacere e per vedere l’effetto del tempo o se avevano perso la magia della loro prima lettura

Fortunata a non averlo già letto’ mi disse un giorno un amico a proposito di un libro che mi consigliava. Avevo ancora una magia da vivere!

È vero, leggere è come partecipare ad una magia. Chi scrive è un mago che conquista con la sua arte la partecipazione di chi legge. Se un attore di teatro attira l’attenzione del pubblico di tutta una platea come se fosse una persona sola con una parola o un gesto, e lo fa sorridere o piangere e comprendere un messaggio come se fosse una sola persona, lo scrittore lo fa con una persona alla volta, ma a distanza di tempo e di luogo con tutto il mondo di lettori.

Conservare

Non conservo più tutti i libri che ho letto. Più volte ho svuotato la mia biblioteca credendo di poter conservare solo l’essenziale. Difficile è sempre stata la decisione di liberarsi dei libri , comunque ho preferito vedere che i libri abbiamo una vita e non saperli pieni di polvere sugli scaffali. Inoltre sono interessanti le nuove edizioni, i nuovi traduttori per quanto alcune vecchie copie sono quasi sacre.

Alcuni testi me li porto dietro da tanto tempo come quegli abiti che rimangono nell’armadio per essere indossati una volta ogni tanto. Uno di questi è ‘IL DESERTO DEI TARTARI’, riletto più volte come ‘L’ISOLA DI ARTURO’.

Per un certo periodo ho creduto che fosso un buon metodo leggere solo un libro per autore. Ciò soddisfaceva la mia curiosità e gratificava l’idea che venivo a conoscere più scrittori; ma, quando sono arrivate le passioni e le predilezioni, di alcuni autori ho letto tutto, o quasi.

ELIA CANETTI mi ha affascinato con ‘AUTO DA FE’’ e poi con tutto il resto.

ELSA MORANTE della quale appena conoscevo il nome con ‘L’ISOLA DI ARTURO’, dopo ‘LA STORIA’ è diventata un’autrice della quale ho voluto conoscere tutto, anche il suo amore per i gatti e la costante presenza del simbolo del pellegrino, nei suoi romanzi.

tramonto a Procida ‘ L’isola di Arturo? Foto di Sandro
Procida Foto di Sandro

Metodo

Il mio modo di leggere è piuttosto lento. Inoltre, quando incontro una frase particolarmente efficace o un aggettivo speciale (forse maggior merito va a volta ai traduttori), mi fermo per prendere un appunto, ma il momento delle lettura che mi piace di più è quando, incontro qualcosa che mi fa chiudere il libro per soffermarmi a pensare.

Una bella frase può valere tutto un libro.

Certamente si legge diversamente secondo le circostanze della vita. Ho avuto momenti di vuoto, altri nei quali ho affidato alla lettura è stato un vero sostegno.

Nella mia libreria i volumi del ‘ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO’ sono rimasti in attesa per diversi anni, finché è arrivato anche il loro momento e, un volume dopo l’altro, e quando sono arrivata alla fine ero così dentro quel mondo che avrei voluto ricominciare da capo. Lo stesso attaccamento è stato per L’UOMO SENZA QUALITA’ che ho letto con un lento piacere per non volerlo finire, e, quando dopo molti anni, partecipando ad un gruppo di lettura, il libro è ritornato sul comodino, ho rischiato di ritornare nella stessa situazione.

Può capitare quindi di rimanere anche troppo legati ad un libro.

Quando la tecnologia è arrivata a permetterci di ascoltare la lettura fatta da altri, ho voluto approfittare con piacere della LECTURA DANTIS completa di spiegazioni e parafrasi. L’ascolto della voce, del commento e della spiegazione di Vittorio Sermonti è stata una esperienza veramente all’altezza del valore dell’opera. La lettura ha trovato un alleato; ma il piacere di tenere un libro in mano e di girare le pagine per me è insostituibile.

A proposito della Divina Commedia l’esperienza offerta dal genio di Roberto Benigni in piazza Santa Croce a Firenze rimane indimenticabile. La partecipazione di coloro che Dante lo hanno amato o sopportato solo a scuola si è avvicinata a tutti quelli che del poeta al massimo conoscevano solo le frasi fatte o forse neanche quelle.

Naturalmente LA DIVINA COMMEDIA presentata da Sermonti ho voluto averla anche come libro, e lo stesso è avvenuto per l’ascolto e la lettura de LE METAMORFOSI DI OVIDIO, un argomento da me già tanto apprezzato nel libro ‘LE NOZZE DI CADMO E ARMONIA’.

Oltre la mitologia un vero interesse per la filosofia mi ha sempre accompagnato. Partendo dalle conoscenze scolastiche ho avuto il desiderio di conoscere meglio alcuni filosofi. Anche in questo settore, come per la letteratura e la poesia, per quanto abbia letto molto le conoscenze che ho acquisito non mi hanno portato ad una vera competenza. Sono state principalmente una fonte di piacere di partecipare al pensiero di altri e un contributo alla formazione del mio pensiero..

I libri

Provando a mettere insieme dei ricordi.

IL MAESTRO E MARGHERITA di Michail Bulgakov mi fu regalato nel 1969. La lettura mi dette un strano sentimento di incredulità di fronte alla ricchezza della storia; dopo qualche anno dopo lo consigliai ad una mia collega che me ne fu sempre riconoscente. Era una collega insegnante di disegno della scuola media e apprezzò soprattutto la ricchezza della fantasia di Bulgakov . Dello stesso autore lessi CUORE DI CANE.

Avevo già letto molto della letteratura russa ma non trovo associazioni per dire in quali anni, potrei dire che li ho letti sempre. Ricordo ARCIPELAGO GUALAG perché fu un argomento di interesse molto acceso intorno alla figura di ALEKSANDR I. SOLZENICYN. L’altro libro REPARTO C piacque tanto anche a mia sorella con la quale precisammo i passi che avevamo preferito. Di UNA GIORNATA DI IVAN DENISOVIC voglio dire come bene ancora ricordo che il protagonista riesce a sottrarre alla mensa un piatto in più di sbobba e poi di un pezzo di cartone con il quale riesce a ripararsi un po’ dal gelo e che questi due fatti gli fanno dire a sera di avere avuto una buona giornata (vorrei avere qui il libro per riscrivere la frase). I DEMONI di FEDOR DOSTOEVSKIJ invece l’ho comprato e letto nel 2010 quando seppi che si stava mettendo in scena uno spettacolo teatrale su quel testo. La data potrebbe essere non esatta comunque io vidi questo spettacolo al teatro di Reggio Emilia e fu una cosa grandiosa e immemorabile.

Dostoevskij non si è letto mai abbastanza, e con l’attenzione giusta e quindi andrebbe letto più volte.

 

Ed a proposito di grandi scrittori non dimentico mai le novelle di PIRANDELLO che riguardano una parte della mia adolescenza, uno di quei libri che rivedo nella libreria nella casa dei miei genitori. Oggi mi sembra che questo scrittore non sia tanto amato, nostro orgoglio all’estero, premiato dal Nobel del 1934 per il rinnovamento che ha portato per l’arte scenica e drammatica. Si dice anche che sia poco allegro, è vero, ma io credo che i suoi piccoli drammi potrebbero anche farci sorridere sulle miserie umane.

A proposito degli scrittori premi Nobel, solo dopo il mio incontro con Saramago ho preso in considerazione di questo consenso importante ed ho cercato di leggere molti autori e conoscere le motivazioni del premio per ogni autore. Con sorpresa mi sono accorta che avevo letto molti di questi scrittor premiati con il Nolel come SAUL BELLOW con il suo IL RE DELLA PIOGGIA che avevo consigliato ad amici quando non sapevo che era uno scrittore importante. L’ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE di THOMAS ELIOT al quale penso sempre con commozione quando l’ho letto pensavo che fosse una mia scoperta e non un premio Nobel del 1948. 

Voglio raccontare il mio incontro con KAFKA. Molto condizionata da un film e dai tanti commenti sul PROCESSO ho lasciato il libro a metà, leggendo poi dopo ma sempre con una certa fatica LA METAMORFOSI. Ma mi era rimasto come un conto in sospeso e quando mi sono sentita pronta ho ricominciato la lettura per arrivare in fondo molto contenta del messaggio ricevuto. Bellissimo anche il finale del LA LINGUA SALVATA di CANETTI, autore che ho già citato. Il punto forte di un libro lo scrittore lo sceglie secondo l’intento della sua storia, ma il lettore non è sempre così arguto da mettersi sullo stesso piano dello scrittore e, nessuno può impedirlo, niente obbliga o comanda, il libro è come lo vuole chi legge.   Mi sono piaciuti molti anche gli altri libri di Canetti che in parte sono autobiografici, ma il suo unico romanz0, AUTO DA FÈ, è per me da mettere al primo posto; non si può dimenticare la sorte di una biblioteca come quella nel IL NOME DELLA ROSA di UMBERTO ECO. Certi personaggi di libri incontrati anche a distanza di tempo a volte parlano fra loro. Mi ricordo infatti che il giorno che lessi la ricchezza dei pranzi che venivano serviti nel sanatorio Berghof a Davos sulle Alpi svizzere al protagonista Hans Castorpa nella MONTAGNA INCANTATA di THOMAS MANN ebbi quasi l’esigenza di informare Michel del libro L’IMMORALISTA di Andre Gide che ammalatosi di tubercolosi non doveva trascurare di mangiare abbondantemente se voleva guarire e poiché alla fine guarì, ne fui soddisfatta.

Pranzavamo in una specie di piccola veranda circondata dalla terrazza. Soli tranquilli lontani da tutto, l’intimità di quei momenti era incantevole. Da un albergo vicino un vecchio negro ci portava dei cibi discreti. Marcelline sorvegliava la lista delle vivande, ordinava un piatto, ne respingeva un altro… Siccome generalmente non avevo molta fame, non soffrivo troppo né per i piatti non riusciti, né per il fatto che non ci fosse troppa scelta. Marcelline abituata anche lei a non mangiare molto, non s’accorgeva che non mi nutrivo abbastanza… ANDRE GIDE L’IMMORALISTA.

Il desinare era un capolavoro di arte culinaria e sommamente copioso. Compresa la zuppa sostanziosa, c’erano non meno di sei portate. Dopo il pesce venne servito un ricco piatto di carne con contorni, poi una scelta di legumi, pollame arrosto, un dolce che per gustosità non era inferiore a quello della sera precedente, e infine formaggio e frutta. Ogni portata era offerta due volte … e non invano…THOMAS MANN- LA MONTAGNA INCANTATA

Tanti consigli mi friggevano e avrei voluto comunicarli anche a qualche personaggio di Thomas Mann dei BUDDENBROOK .